giovedì 31 maggio 2007

Terminato il ciclo di incontro dedicato ai genitori




Si è concluso venerdì scorso a Brugnetto il ciclo di incontri “Per saperne di più” promosso dalla Biblioteca – Circolo Culturale “Oscar Franceschini” di Brugnetto.


L’edizione di quest’anno ha approfondito il tema dell’educazione: “Genitori, il mestiere più difficile. Tra permessi e libertà”. L’ultimo incontro, tenuto dal professor Domenico Bartolini corrispondente del Messaggero e di Rai Marche, aveva come tema: “La vita non è un click: realtà o reality?”.

Il professor Bartolini ha approfondito la sua riflessione sul rapporto genitori, figli, televisione ed internet. Dopo aver affermato che lui in famiglia non ha mai avuto un televisore, per cui i suoi figli sono cresciuti senza questo strumento, ha fatto una riflessione: la televisione dovrebbe servire per informare, far conoscere, comunicare. Ma assieme alla televisione è cresciuto un mito: per affrontare la vita occorre un elevato livello di informazioni. In realtà per stare davanti al televisore occorre avere capacità di significato, di dare senso, di dare ragione. Queste cose non si apprendono da internet o dai programmi televisivi stessi, ma nel rapporto tra persone, nella famiglia. Solo dentro un rapporto educativo con i genitori i figli possono imparare il loro approccio con i media. Quel che educa è la persona, non lo schermo. Se non c’è un rapporto interpersonale, gli strumenti non educano. Anzi, nella maggior parte dei casi sono devastanti, perché l’immagine è micidiale, può far fuori tante ragioni e valori che i genitori a fatica cercano di comunicare.

Per questo i piccoli davanti al televisore non vanno lasciati soli. Più in famiglia entrano queste “agenzie educative” come i reality o i telefilms, e più i figli vanno affiancati. Per esempio – ha continuato Bartolini-, il problema di internet non è semplicemente la pornografia dilagante, ma il fatto che si trova di tutto ed il contrario di tutto. I figli ci vanno, se non a casa a scuola. Ma da dove deducono i criteri per valutare quello che vedono? Solo dalla testimonianza viva dei genitori. Questo mette al riparo le menti dei ragazzi dalle incursioni della tv e di internet. Purtroppo i programmi televisivi o i giornali sono fatti così come noi utenti li vogliamo. Nei convegni pubblici, i direttori parlano di etica dell’informazione o di privacy. Ma in realtà il giornale o il programma televisivo è un prodotto da vendere e va assecondato il gusto del consumatore. Per questo, nella maggior parte dei casi, troviamo scarsi contenuti educativi.

Dunque, vedere la tv si può, ma come e quante ore? Per il professor Bartolini, la tv ai piccoli va data in dosi omeopatiche. Anzi meno ne vedono e meglio è. C’è un altro mito: vederla insieme genitori e figli. Può andare bene, ma ci sono programmi che è bene non vedere ugualmente. Il linguaggio delle immagini a volte è devastante e il genitore non riesce a rieducare nemmeno parlandone con il figlio. Pensiamo a certe trasmissioni in cui il protagonista ha due o più mogli. Non si capisce quante donne ama, chi è il marito ecc… c’è una vera confusione dei ruoli. Non si tratta certo di essere moralisti o bacchettoni.

Sempre sull’uso delle televisione: non è necessario santificare il dopocena con la tv. Non è educativo per il ritmo frenetico che la tv impone alla vita. A volte non è preoccupante quello che c’è, ma “come”. Anche internet ha un ritmo incalzante. Non si tratta di criminalizzare, ma ci sono dei limiti: nel rapporto con i figli occorre avere il coraggio di dire anche di “no”. Se l’educazione è un rapporto, c’è bisogno di una fermezza ragionevole e motivata. Ci deve essere lo spazio della fermezza e del “no”. L’educazione è un rapporto e oggi deve essere ancor più vivo, perché i media oggi sono insistenti, invasivi e condizionanti. Solo un rapporto educativo vivo e vitale tra genitori e figli, questi ultimi non saranno condizionati e determinati dalla moda, dal gergo o dal vestiario.

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